Se consideriamo l’incontro come momento di scambio e di confronto, quale migliore esempio possiamo trovare dello sport?
Lo sport, in tutte le sue accezioni, agonistiche e ludiche, singolo e di squadra, è sempre un incontro con l’avversario, con i compagni di squadra, con il pubblico, ma anche con i propri limiti e la propria voglia di superarli.
Se appare scontato pensare che il desiderio di fare sport possa essere scoraggiato dalla presenza di un deficit, è importante sapere che quest’ultimo incide (a volte) solo nella scelta dello sport ma non certo sull’opportunità di esercitarlo.
Chi ha una disabilità , qualunque essa sia, può scegliere tra un’ampia gamma di canali per avvicinarsi a una qualche disciplina sportiva o una semplice attività motoria. Ce n’è per tutti i gusti e motivazioni: da chi vuol praticare a livello agonistico, a chi invece vuole divertirsi o anche solo stare in compagnia. Sul fronte dell’offerta si possono trovare proposte che spaziano dalla chiave educativa e/o terapeutica/riabilitativa (legate ai servizi socio-sanitari) al puro agonismo, passando dai progetti ispirati alla filosofia dello “sport per tutti”.
L’handicap-difficoltà non esiste in sé ma esiste in quanto iscritto in un sistema di regole, in un sistema di gioco. Lo scopo del gioco e del praticare una qualunque disciplina sportiva è il piacere di giocare e di misurarsi col proprio limite, questo deve essere percepito come una normale condizione di crescita personale, riferibile davvero poco (se non nulla) alla disabilità.
Testo tratto dalla pubblicazione Coloplast “Incontri” – info: Cooperativa Accaparlante – www.accaparlante.it
Le foto della Festa dello Sport 2013
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